venerdì 28 settembre 2012

I-Phone Club_La Generazione in fila



Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né un posto né uno scopo. Non abbiamo la grande guerra, né la grande depressione. Beh quella ce l’abbiamo e se proprio non vogliamo chiamarla grande, chiamiamola grandina, di medie dimensioni, ma comunque fastidiosa. Fight Club non è mai stato così attuale: preferiamo crogiolarci in fila davanti agli Apple Store in attesa di prenderci il nostro I-Phone 5 tanto desiderato.
“In fondo me lo merito, me lo sono guadagnato quel TelefonoSparaLaserCheFaLeFotoFigheEFaLaCaccaComeMe… ho lavorato duramente”
Ed ecco allora che ritorna Fight Club: tu non sei il tuo lavoro.
Ma se non c’è lavoro non ci sono soldi; e allora: tu non sei la quantità di soldi che hai in banca.
Siamo dunque rapiti dalla stimolazione mediatica a metterci in fila: per comprare l’I-Phone, per entrare in graduatoria, per poter lavorare. Non saremo una generazione fortunata, probabilmente non siamo nemmeno una generazione di mezzo della storia… siamo la generazione che sta in fila. Questo è poco, ma sicuro.
Non avremo dunque la grande guerra né una esagerata depressione, “la nostra guerra è quella spirituale” dice Brad Pitt nel film; può darsi, se non altro la nostra guerra è quella per il nostro futuro, ma non quello limitato all’uscita del prossimo I-Phone 6.
Ci sono tutti i motivi per essere incazzati: maccavolo si tratta del nostro futuro. Eppure nulla. Siamo sempre in fila. Mai incazzati veramente.
Forse siamo ormai abituati alla precarietà e il futuro non riusciamo nemmeno a immaginarlo come concetto. Forse siamo anestetizzati: “finché le Veline ballano, finché la Apple sforna prodotti tecnologici pazzeschi, finché <<In Radio c’è un pulcino…>>… di cosa dovrei mai preoccuparmi?”
E’ una canna gigantesca. Un’erba prelibata, che non si compra con gli euro, ma con il nostro tempo. 10 mesi al grammo. Ma anche stavolta, se cerchiamo un colpevole non c’è che da guardarsi allo specchio.
Non ci sono nemmeno più gli sfattoni di una volta che gridano “Fuck the System”; i più arditi oggi diventano vegetariani o vegani, aprono un bar in Polinesia o, appunto, comprano un nuovo I-Phone. Questi ultimi forse sono i più arditi di tutti: comprando un nuovo I-Phone corri sempre il rischio di ritrovarti un oggetto obsoleto nel giro di pochi mesi. E allora di nuovo in fila.
Oh Tyler, vorrei tanto essere malato quanto Edward Norton e vederti apparire qui accanto a me.

giovedì 27 settembre 2012

Il Piano B e gli Imprevisti



Basta con l’immedesimarsi in personaggi cinematografici come Jack Sparrow o il Jocker cattivo di Bat Man!
Basta con il definirsi persone che non fanno piani, di quelli che vivono solo il qui ed ora: il qui ed ora non esiste, o meglio è appena passato! Non lo prendi, stai tranquillo. Il qui ed ora lo cogli solo se non lo pensi, se non lo immagini. Le uniche volte che diamo un valore al qui ed ora sono quelle in cui non lo sappiamo.
Sappiamo invece cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare, più o meno. E per questo ci servono dei piani.
“mi iscrivo a psicologia, faccio un master in psicologia criminale e divento il nuovo Horatio di CSI”
“Faccio giurisprudenza, mi laureo, chiamo Satana e divento il suo avvocato”
“Faccio ingegneria, progetto la pala eolica più grande della storia e salvo il mondo”
Sono tutti papabili piani, qualcuno più qualcuno meno impegnativo, ma sono dei piani veri e propri.
Ciò che sta nel mezzo è la vera fregatura. Un ostacolo, un esame, un imprevisto ti fanno saltare il piano e ti ritrovi con i tuoi buonissimi propositi tra le mani e non sai cosa farci. Basta poco per far cadere tutto e lo sapete tutti. Senza essere troppo catastrofisti potremmo parlare di rinvio e non di fine, ma la sostanza rimane la stessa: i coglioni girano.
Esistono però delle cose che riescono a tirarti su il morale…
Ad esempio: e se ciò che sta nel mezzo visto in un’altra ottica non rappresentasse più una fregatura, ma un’occasione? Il sentiero si biforca, perchè un grande albero colpito da un fulmine lo ostruisce e ti costringe a scegliere tra una destra e una sinistra a cui tu non avevi minimamente pensato. E perché non c’avevi pensato?
Perché non hai mai pensato ad un piano B.
Ecco che allora torna tutto: l’albero diventa occasione, l’occasione è il qui ed ora. Il resto è ancora da scrivere… ed è  proprio quello il bello.

Ps: per chi non lo ricordasse, l'uomo ha scoperto il fuoco perchè un fulmine aveva colpito un albero. 

Artu

mercoledì 26 settembre 2012

Supereroi

SuperMan non aspettava altro: era proprio lei che avrebbe voluto soccorrere, salvare e far sorridere. Perché la S che aveva nel petto era sì di SuperMan, ma era anche di Sorriso. Il Suo.
Una notte appunto sentì nell’aria della città il sentore… Lei era in pericolo. Anche a SuperMan sudano le mani e trovò difficoltà a infilarsi il suo bel mantello rosso, simbolo del suo potenziale: “Il mantello è una coperta, per riscaldarla, proteggerla e se proprio dovrò cederlo, lo farò solo per lei, questa sera!” pensava, mentre volava alto sui palazzi con puntini luminosi qua e là di finestrelle di camere di persone che come lui e lei passavano le sere fantasticando. Ma ora non era una fantasia, stava veramente andando a salvarla.
La trovò nella sua stanza, triste e malinconica seduta sul letto… Si sentì confuso e anche un po’ stupido: ma qua non c’è nessun mostro, nessun assassino, nessun ladro o alieno!
“Cosa succede?” chiese ugualmente, e si avvicinò al letto.
Solo allora notò qualcosa di strano: un tenue velo la ricopriva e non la lasciava respirare, le impediva i movimenti. Lei appariva sconsolata, con l’aria di chi non può far nulla per poter scrollarsi di dosso quel velo.
“La domanda non è giusta…” le disse lei “sarebbe più lecito se tu mi chiedessi che cosa è successo”
SuperMan si sentì ancora più stupido.
“Questo velo è il mio passato, pian piano sta sbiadendo, si sta ritirando, ma c’è ancora bisogno di tempo” continuò lei.
A quel punto lui capì che il suo mantello sarebbe stato completamente inutile, se non deleterio. L’avrebbe soffocata ulteriormente e per la prima volta si sentì frustrato e impotente.
Pensate: SuperMan, frustrato e impotente. Quale sciagura, quale disgrazia! Non avrebbe potuto salvarla!
Lei lo fece sedere accanto a sé, lo prese per mano e nonostante il velo SuperMan riuscì a sentire qualcosa, un calore nuovo, che sentì attraversare in tutto il suo corpo, scaldandogli anche il cuore. Lei sorrise, leggermente e la S nel petto di lui ebbe si illuminò debolmente, ma si illuminò! La frustrazione cominciò a far spazio alla speranza.
Quella notte fu lei con il suo velo addosso ad essere straordinaria, e non SuperMan, il supereroe dei supereroi, con tanto di mantello.

L'amore ai tempi delle case in affitto

“L'educazione non prevede che si possa andar via bene, senza stare un poco male.”
Se siete studenti fuori sede, iscritti ormai da un po' ad una qualunque facoltà, se siete tra quelli a cui piacciono le cose circolari, converrete con me che è bello cambiar casa.
La prima non si scorda mai.
Il proprietario ve la mostra solitamente alla fine dell'estate, voi ve ne innamorate, più o meno e vi ci buttate dentro in compagnia di amici già conosciuti che presto risulteranno insopportabili per alcuni aspetti, o in compagnia di persone nuove, che ahimè anch'esse risulteranno insopportabili, per alcuni aspetti. La convivenza non è facile.
La stanza si riempie di voi: foto, poster, oggetti inutili, calzini in giro, fogli, foglini e fogliacci fino a diventare vostra alla cifra di 250, 290, 330 euro.
Alcuni arrivano a preferire il letto della loro casa in affitto a quello della casa dei loro vecchi, atri no
Alcuni ci portano animali di ogni genere, dai criceti ai serpenti, passando per cani, gatti e pappagalli, altri no, perchè non hanno bisogno di altri animali, i coinquilini bastano.
Turni in bagno, turni di pulizie, turni per andare a pagare l'affitto e le bollette, turni per fare la spesa, turni per studiare nella stanza più fresca... già si inizia a notare la struttura circolare della grande arte del coinquilinaggio.
Turni anche per portare fidanzati e fidanzate in casa, turni per fidanzarsi e nel mollarsi, turni nel piangere e nel sorridere, , turni nell'innamorarsi, turni per il “Io mollo!” e turni per il “Il prossimo anno rinnovo!”.
Le stanze si riempiono di oggetti e di ricordi: in ogni mattonella c'è una macchia incrostata di vino, cioccolata, pomodoro che ti ricordano una festa, una lite o un coinquilino sbadato a cui vuoi bene.
Nascono i modi di dire tipici della casa, a cui solitamente si dà il nome del padrone o della via:
Casa Volta
Casa Pippo Spano
Casa Galardi
Casa Verdi
Quando arriva l'estate solitamente ci si fanno domande e i più coraggiosi cercano di dare risposte.
Esistono svariati motivi per restare e per andarsene, ma in entrambi i casi alla fine ti accorgi di voler bene a quella casa; quindi, o ti prepari ad affrontare un altro anno all'interno della stessa e compri nuovi oggetti, nuove cose inutili fino a farla straboccare oppure inizi a passare del tempo sui siti degli annunci, a cercare scatole.
Dopo tre anni di scatole te ne servono molte, e mentre stai lì a decidere cosa buttare e cosa tenere anche nella nuova casa ovviamente ti passano di fronte tutte le esperienze e sensazioni vissute fino a quel momento. A questo punto ci sono anche quelli che ci ripensano, altri ricordano con piacere e vanno avanti, altri si chiedono cosa passasse loro per la testa mentre facevano certe cose.
Consegni la chiave: “Oh non facciamo che ci si perde di vista eh, verrai a cena qualche volta!”
“Un ultimo sguardo commosso all'arredamento e chi s'è visto s'è visto...”
Dicevamo che noi amiamo le cose circolari: siamo alla fine di un'altra estate, un altro padrone ti fa vedere un'altra casa, con altri coinquilini e tu ti innamori un'altra volta.