martedì 26 marzo 2013

Preserviamoci!

L'acquisto dei preservativi incontra notevoli ostacoli: primo su tutti l'imbarazzo. Il farmacista o il cassiere del supermercato diventano i mostri che ci giudicano per la condotta intuibile dal prodotto che stiamo acquistando. In realtà, i suddetti personaggi non diventano mai i mostri che immaginiamo, ma l'imbarazzo si ripropone ogni volta. Le soluzioni possibili sono diverse: innanzitutto i rivenditori automatici, piazzati solitamente in prossimità di una farmacia oppure possiamo trovare il prodotto in questione anche nei box automatici dei tabacchi; anche qui però l'imbarazzo si palesa perchè siamo comunque esposti alla vista dei passanti. 
L'unica soluzione sta nel capovolgere la situazione. Se un farmacista, piuttosto che un cassiere, piuttosto che un passante, commenta in qualsiasi modo o si manifesta ironico o giudicante nei confronti di noi compratori parte la ramanzina epica: 
"Ma lo sa lei quant'è difficile per un ragazzo acquistare dei profilattici? La sua reazione altro non è che un incentivo a non usare il preservativo e quindi non fa altro che aumentare il rischio che la persona che le sta davanti (io) contragga malattie sessualmente trasmissibili e che non possa proteggersi da gravidanze indesiderate. L'unico qui che si deve vergognare è lei!" Dopo di che sventolate la scatola in aria di fronte a tutti i presenti, pagate ed uscite soddisfatti...
Nessuno vi farà mai sentire in imbarazzo, nè mai vi giudicherà, ma l'imbarazzo sarà sempre presente. Fate tesoro di questo consiglio, capovolgete la situazione e trasformate l'imbarazzo in vanto. 


martedì 19 marzo 2013

Mumford and Sons @Roma 16 marzo 2013



Da Babel a The Cave. Nel mezzo tutto quello che ci si può aspettare da un concerto, più un altro po'. I Mumford si confermano i maggiori rappresentanti (almeno per me) del folk, quello sano, quello del sudore, dei campi di grano che biondeggiano, della luce fioca del pub e delle camice di canapa. Mettici poi che era il compleanno di Ted Dwane (contrabbasso) e che poco prima del concerto Winston Marshall (quello al banjo) si esibisce in una partitella a calcetto con il resto dello staff del tour. Mettici le solite lampadine, le stesse del videoclip di Little Lion Man (a proposito: grande perforance su quel pezzo), mettici che quando hai visto salire i fiati sul palchetto, sapevi che sarebbe partita Winter Wind. Tra le tante, veramente emozionanti sono state: White Blank Page, Roll Away Your Stone, I Will Wait e ovviamente The Cave. I Mumford and Sons hanno regalato al pubblico di Roma un concerto casereccio, di quelli che alla fine esci e ti dici "sarebbe bello partire con loro e proseguire il tour". Si perchè ai concerti di Mumford ci vanno i viaggiatori, i poeti, o almeno quelli che ci provano, quelli che sognano l'Inghilterra e le vallate dai colori delle foglie, che siano quelle primaverili rigogliose o che siano quelle cadenti dell'autunno. Ai concerti di Mumford se vedi Winston scatenato che si sbatte col suo banjo non puoi fare a meno di seguirlo, con la testa e con i piedi. Ai concerti dei Mumford, arrivi, ti guardi intorno e noti che le persone ti somigliano. Ai concerti dei Mumford... beh ai concerti dei Mumford andateci, il tour continua in tutta Europa!







martedì 12 marzo 2013

"No Anorexia"_ confronto e pareri sulle campagne pubblicitarie

 L'anoressia è un tema assai delicato e va trattato con attenzione, anche quando si tratta di sensibilizzare verso l'evitamento dei rischi e delle situazioni che possono condurre a questa patologia. Aiutando un'amica per un progetto di tesi, abbiamo realizzato queste interviste nella bella Firenze, chiedendo un confronto tra tre tipologie di spot.
Cosa ne pensate?

Idea e montaggio di Veronica Mencacci
Riprese di Arturo Mugnai



venerdì 8 marzo 2013

8 Marcio

L'otto marzo ci mette d'accordo tutti, uomini e donne, nonostante sia giustamente solo la festa di queste ultime. 
Ultime sì, ma come quando si mette per ultimo il piatto forte della serata o la miglior canzone dell'artista, quella che tutti cantano al concerto ringraziandolo della performance canora. 
Ecco, con l'otto marzo non solo si ringraziano le donne, ma inoltre si chiede loro scusa.
Si chiede scusa non solo a quelle 129 che morirono bruciate in una fabbrica,si chiede loro scusa non solo per l'uso del loro corpo, non solo per i fatti di cronaca che le riguardano, ahimè sempre di moda e mai in diminuzione, si chiede anche scusa perché si chiede scusa solo l'otto marzo.
Il fatto non è iniziare a chiedere loro scusa ogni giorno, il fatto è smettere di avere il pretesto per chiedere loro scusa. 
Il perdono è donna, perché è donna la debolezza e questo è falso, anche se lo prendiamo per vero. 
Il perdono è donna perché tutto ciò che è prevaricante è uomo. 
Se tutto fosse donna e uomo insieme, non ci sarebbe da chiedere scusa solo ad una parte, ma uomini e donne si chiederebbero scusa reciprocamente,o meglio ancora nessuno avrebbe bisogno di chiedere scusa, perché il torto non è uomo e non è donna, il torto è marcio. 
L'otto marzo oggi è donna, gli altri giorni sono uomini, e di questo chiediamo scusa, perché ogni giorno è donna e uomo.
Ognuno festeggi l'otto marzo come meglio ritiene,
l'importante è che domani sia il 9 marzo, uomo e donna, e non il 9 marcio, quello torto, che deve aspettare un altro anno per ridrizzarsi.

Auguri a tutte le donne, perdonateci.  

martedì 5 marzo 2013

Ma poi, perché una tartaruga?


Un essere simpatico, quantomeno curioso. Terrestre o marino, ma non solo d'acqua di mare, anche dolce. Qualcuno dice che campi più di cent'anni e ci sono delle isole che portano il suo nome. Galapagos, Tartaruga. 

Da piccolo ne ho avute tre, una delle quali ha vissuto almeno per sei anni. Nessuna però ha mai avuto un nome, non saprei dire il perché francamente. Erano tutte e tre Trachemys scripta elegans ovvero tartarughe dalle orecchie rosse, note anche per un temperamento piuttosto aggressivo: le mie si attaccavano con la bocca al tappo del mangime e lo stringevano con una forza sorprendente. La tartaruga è stato il mio primo animaletto domestico. Mia madre mi cantava sempre la canzone della tartaruga che prima correva correva, poi cominciò a procedere lenta lenta dopo l'incidente con un muro (ad oggi rimane la mia spiegazione più plausibile della lentezza di questo essere). 

Da sempre quindi la identifico con il mio animale preferito, il mio daimon (per gli amanti del fantasy) e spero un giorno di ammirarne un esemplare in mare aperto. Magari da vicino, visto che è già successo, ma ero sul ponte di una nave enorme e non vale. Sono anche diversi mesi che ho intenzione di tatuarmi una tartaruga stilizzata, ma evidentemente non c'ho mai pensato troppo seriamente. Ho anche scoperto che la tartaruga simboleggia anche cose che adoro: il nord (non il nord italia, il nord nord, quelle freddo, quello scandinavo e affascinante), l'inverno e soprattutto l'acqua. E' perfetta. 

Quindi spesso la disegno, l'ho scelta come simbolo del blog, me la vorrei appunto tatuare, ho decine e decine di collanine estive con appunto una tartaruga e poi... 
E poi, porca di quella puttana, è il simbolo di Casa Pound. Ma come? Perché? Ma non c'entra nulla! 
 Miserabili (direbbe Giannino), ma ormai l'ho fatta mia e da molto tempo; per me ha un significato, per altri ne avrà certamente uno diverso, ma la tartaruga di Arturo è unica ed è unica per Arturo, questo basta. 











domenica 3 marzo 2013

L'altra sporca ultima meta


Sarà pure la classica americanata, il tipico film con Adam Sandler, aggiungi un contorno di ACDC e il football, giust'appunto, americano. Sarà pure tutto questo, ma "L'altra sporca ultima meta"("The longest yard", Segal 2005) è il classico film della domenica pomeriggio che tutta la famiglia si guarda con gusto e per famiglia si può anche intendere il buon vecchio coinquilinaggio e per gusto si può anche intendere la più ovvia, ma godereccia, lotta al potere. Potere violento e razzista nel nostro caso, dei secondini impegnati a giocare contro la squadra dei detenuti capitanata da un ex giocatore di football americano, Adam Sandler appunto. La morale è "vale davvero la pena oltraggiare l'autorità senza tener conto delle conseguenze?". Una gamba rotta guarisce, una sconfitta dei Mean Machine è per sempre. 

Ovviamente i secondini perdono e i galeotti vincono, i tifosi alla fine tengono per i ladri e gli assassini e il capitano della squadra dei "buoni" alla fine fa i complimenti al capitano dei "cattivi". Banale certo, spicciola e poco articolata come storia, ma merita una riflessione: la sfacciataggine e lo scherno che mettono al tappeto il sistema giudiziario. Poi beh, personaggi geniali (nel cast anche il rapper Nelly) e dialoghi tipicamente americanizzati con il fottuto che la fa da padrone. Il tutto si racchiude nella scena finale, dove due giocatori detenuti rovesciano un secchio di Gatorade sul direttore del carcere:
"Una settimana di isolamento!"
"ECCHISENEFREGA"

Guardatevelo!