E' di pochi giorni fa la notiza di un tale psicologo R.D. dirigente della Asl di Pescara licenziato perchè sorpreso in assenteismo.Timbrava il cartellino e poi usciva, così, per "motivi personali". Viene fuori che questo R.D. altri non è che il vice-presidente dell'Ordine degli Psicologi dell'Abruzzo e allora via alle polemiche.
Un ben noto schieramento politico professionale decide di contattare privatamente la segreteria dell'Ordine in questione per chiedere allo stesso di prendere una posizione in merito, in quanto il comportamento sopra descritto non è ritenuto idoneo e deontologicamente corretto in virtù del ruolo che viene ricoperto da R.D. Infanga la reputazione dello psicologo ed è una motivazione più che comprensibile ad agire affinché un'istituzione prenda una posizione in merito.
L'Ordine abruzzese fa finta di non sentire (a quanto pare) e allora è lo stesso schieramento politico professionale ad aprire una petizione da presentare a Pescara per far dimettere D.R. dalla posizione di vice-presidente che ricopre.
Ora, lungi da me giustificare un comportamento di assenteismo e lungi da me minimizzare il valore dell'opinione degli iscritti ad un Ordine professionale, voglio sottolineare come l'attuale struttura normativa degli ordini altro non faccia che rinforzare comportamenti di questo tipo: quelli sbagliati e quelli che cercano di fare giustizia attraverso iniziative popolari.
La petizione in questione secondo la mia opinione acquisisce un taglio pesante, una specie di sostituzione ad un giudice e questo succede perchè chi giudica all'interno dell'ente ordine non è una componente istituzionale super partes, come la magistratura per capirsi, ma sono gli stessi componenti del consiglio, che al tempo stesso detengono i poteri (passatemi l'analogia) legislativo, esecutivo e giudiziario (vedere l'articolo 12 della legge 56/89). In un' intervista che rilasciò per il Collettivo Laboratorio 15, Anna Barracco, psicologa e psicoterpaeuta dell'Ordine degli psicologi della Lombradia, definì questa struttura normativa un residuo fascista e non meglio avrebbe potuto descrivere la necessità di cambiarla. Attenzione, non sto assolutamente dando dei fascisti ai consiglieri degli ordini regionali, sto solamente dicendo che l'attuale assetto non è conforme con il principio della trasparenza, dell'oggettività e della democrazia e che come in questo caso fa sì che situazioni spiacevoli si protraggano per tempo e che facciano emergere iniziative popolari i cui firmatari non sono necessariamente informati
dei fatti.
La critica che sto muovendo prescinde dal caso abruzzese, ma anzi comprende tutto il triste panorama delle scorrettezze e delle violazioni del codice deontologico che spesso superano l'assenteismo. Se si vuol fare gli psicologi fino in fondo allora è bene ricordare che agire su un caso singolo, come su un sintomo, non farà diminuire il disagio, quindi la facilità con cui le scorrettezze vengono messe in atto; se da bravi psicologi ricordiamo l'importanza del processo, il passo, fino alla consapevolezza che l'Ordine ha bisogno di ordine, è breve.
Quindi, ben venga una presa di posizione da parte dell'Ordine dell'Abruzzo, ma è veramente questo quello che ci interessa? Ritengo anch'io che ricoprire la posizione di vice-presidente e al tempo stesso essere licenziato per assenteismo dal proprio luogo di lavoro sia un paradosso inaccettabile, ma oltre l'accanimento sarebbe più utile sviluppare una riflessione sull'assetto normativo vigente. Se è quello che ci interessa.
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