Ieri sera, dopo cinque mesi dalla drammatica conferenza stampa in cui confessava l'aver fatto uso di sostanze dopanti, Alex Schwazer è stato ospite a "Le invasioni barbariche" di Daria Bignardi.
La sua vita è cambiata, afferma di volersi impegnare nello studio dell'economia, ma tra le righe fa trasparire l'idea che un giorno vorrebbe tornare a marciare da professionista, nonostante, dice lui, il mondo sportivo sarà più resistente ad accettarlo di nuovo.
La Bignardi chiede i motivi che lo hanno spinto a doparsi e suggerisce lei stessa la risposta "per barare". Alex risponde che non era quello il motivo.
Credo che un atleta che abbia già vinto, o che comunque abbia raggiunto l'obiettivo massimo cui aspirava, dopo non si dopi per barare, ma perché, come diceva ieri sera Alex, "non va d'accordo con se stesso".
L'aspettativa tua, di una nazione, e la stampa pronta a prepararti la tua stessa bara, rappresentano uno stress il più delle volte insostenibile, come nel caso del marciatore. Lui non si è dopato per se stesso, ma per gli altri.
Gli altri possono essere il tuo miglior amico, ma anche il tuo peggior nemico, sopratutto quando hai la sensazione che si aspettino il mondo e la luna interi da te.
Questo non vuole essere un pensiero volto a giustificare l'errore di Alex Schwazer. Si tratta piuttosto di uno spunto di riflessione sulla fragilità dei campioni e su quanto possa essere devastante una vittoria o il raggiungimento di un obiettivo.
E' un aspetto che riguarda soprattutto gli sport individuali, ovvero le situazioni in cui le responsabilità di una performance sono solo ed esclusivamente del singolo atleta.
Alex non ne poteva più di marciare, ormai si era avvelenato con la sua stessa passione prima ancora di doparsi, tanto da entrare in depressione subito dopo la vittoria a Pechino.
Chiedetelo ad un nuotatore o ad un ciclista che pratichi l'attività a livello agonistico; chiedetegli quanto sia assorbente e monotono il suo allenamento: ore e ore a fissare una striscia nera sul fondo di una piscina o a fissare una striscia bianca sul manto stradale.
Questi atleti passano un'adolescenza e un'infanzia diversa da tutti gli altri ragazzi o bambini. Direte voi "si ma mica gliel'ho detto io". Vero. Infatti lo fanno per passione. Poi però dopo una grande vittoria, quando sopraggiunge l'aspettativa, ci siamo anche ad avere aspettative e critiche nel caso in cui l'atleta non vinca ancora.
Purtroppo non sempre l'allenamento allena anche la mente. Il corpo lo vedi: robusto, impeccabile e possente.
Ma dentro quel corpo a volte si nascondono campioni gracili e impauriti che purtroppo a volte fanno delle sciocchezze.
"Ci vorrebbe attenzione per il campione" cantava Venditti.
Ce ne vuole, ce ne vuole eccome.
giovedì 31 gennaio 2013
martedì 29 gennaio 2013
Se la Torretta fosse Hogwarts
Un posto incantato (più o meno). Sicuramente surreale.
Come Hogwarts.
Quattro casate e quattro indirizzi ed ecco che Clinica è Grifondoro, Lavoro Serpeverde, Sperimentale Corvonero e Sviluppo Tassorosso.
La psicologia è sempre stata accostata alla magia da vari stereotipi e pregiudizi.
E chi non ha mai pensato che Dolores Umbridge sia identica alla Stefanile o che Malocchio abbia qualche tratto in comune con il buon professor Marocci. Certo, si fa un po' di fatica ad accostare Albus Silente al prof. Smorti, ma è anche un bene, altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi. Troppe coincidenze, troppe somiglianze.
Gli scalmanati che giocano a pallone nel cortile altro non sono che l'analogia con i giocatori di Quidditch nell'opera della Rowling.
E ancora, Cho Chang rappresenta ovviamente gli studenti del progetto Marco Polo, la povera Sabrina altri non è che Gazza e giust'appunto, c'è pure il gatto!
Bisogna adesso capire chi possa essere Lord Voldemort, quindi chi rappresenta la parte cattiva della nostra Torregwarts. Analizzando il personaggio della Rowling notiamo come il suo obiettivo fisso sia quello di uccidere Harry, che volendo possiamo identificare con un qualunque studente di psicologia. Il nostro Voldemort è dunque quella cosa o quella persona che vuole "ucciderci" professionalmente, non farci diventare dei bravi maghetti strizzacervelli.
Mmm. Lo scenario si fa inquietante e pericoloso. Voldemort è stato anch'esso studente, ma adesso è una minaccia che viene da fuori. Si intromette con i Mangiamorte negli affari della facoltà e il Ministero-Ordine degli psicologi sta a guardare. Mmmm.
Ma allora, se ognuno di noi è Harry Potter o uno dei suoi compari, se il Ministero è l'Ordine, Voldemort rappresenta quella cosa che non ci fa uscire dal castello di Campo di Marte ben preparati e pronti al mondo del lavoro, tanto che dobbiamo iscriverci a scuole di... Ops...
Voldemort sono le...
Per la barba di Merlino!
Come Hogwarts.
Quattro casate e quattro indirizzi ed ecco che Clinica è Grifondoro, Lavoro Serpeverde, Sperimentale Corvonero e Sviluppo Tassorosso.
La psicologia è sempre stata accostata alla magia da vari stereotipi e pregiudizi.
E chi non ha mai pensato che Dolores Umbridge sia identica alla Stefanile o che Malocchio abbia qualche tratto in comune con il buon professor Marocci. Certo, si fa un po' di fatica ad accostare Albus Silente al prof. Smorti, ma è anche un bene, altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi. Troppe coincidenze, troppe somiglianze.
Gli scalmanati che giocano a pallone nel cortile altro non sono che l'analogia con i giocatori di Quidditch nell'opera della Rowling.
E ancora, Cho Chang rappresenta ovviamente gli studenti del progetto Marco Polo, la povera Sabrina altri non è che Gazza e giust'appunto, c'è pure il gatto!
Bisogna adesso capire chi possa essere Lord Voldemort, quindi chi rappresenta la parte cattiva della nostra Torregwarts. Analizzando il personaggio della Rowling notiamo come il suo obiettivo fisso sia quello di uccidere Harry, che volendo possiamo identificare con un qualunque studente di psicologia. Il nostro Voldemort è dunque quella cosa o quella persona che vuole "ucciderci" professionalmente, non farci diventare dei bravi maghetti strizzacervelli.
Mmm. Lo scenario si fa inquietante e pericoloso. Voldemort è stato anch'esso studente, ma adesso è una minaccia che viene da fuori. Si intromette con i Mangiamorte negli affari della facoltà e il Ministero-Ordine degli psicologi sta a guardare. Mmmm.
Ma allora, se ognuno di noi è Harry Potter o uno dei suoi compari, se il Ministero è l'Ordine, Voldemort rappresenta quella cosa che non ci fa uscire dal castello di Campo di Marte ben preparati e pronti al mondo del lavoro, tanto che dobbiamo iscriverci a scuole di... Ops...
Voldemort sono le...
Per la barba di Merlino!
giovedì 24 gennaio 2013
Per chi voteranno gli psicologi?
Per la serie "cosa sarebbe successo se..."
Nel blog trovate altri post sulla psicologia, ma non solo...
L'isola di Arturo su Facebook
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domenica 20 gennaio 2013
Le 10 frasi che fanno arrabbiare uno studente di psicologia
E' certamente una scienza nuova (come molti dicono), e una disciplina che non contiene verità assolute, ma qualcosa di sicuro c'è nel panorama riguardante la Psicologia: la frustrazione degli studenti che vi si affacciano. Questa problematica non riguarda solo la formazione, ma anche la professione Psi.
Infatti, la quasi totale mancanza di una Psico-educazione (e non di una Psicologia dell'educazione) ha portato l'utente, o comunque un qualunque non addetto ai lavori a sviluppare una percezione distorta di questa disgraziata disciplina e del mestiere dei professionisti che la rappresentano nel mondo del lavoro.
La frustrazione degli studenti prima citata è forse il male minore e si riferisce alle domande e alle affermazioni che a questi vengono rivolte; ecco le 10 più rappresentative:
1- Ah, fai psicologia? Se ti racconto un sogno me lo analizzi?
2- Bravo, così quando ti laurei psicoanalizzi tutta la famiglia che ce n'è bisogno.
4- La psicologia non serve a nulla, meglio la psichiatria.
5- Io una volta sono andato da uno psicologo e non mi ha aiutato per niente.
6- Studi psicologia? Senti, se ti racconto la mia vita, mi dici cosa devo fare con la mia ragazza?
7- Quindi tu pensi che se sto male ora è colpa dei miei genitori?
8- Mmm allora capisci se dico una bugia!
9- Mi dicono tutti che psicologia è facile.
10- Anch'io sono un po' psicologo...
Domande e affermazioni di fronte alle quali molti cercano persino di rispondere sbiascicando qualche teoria campata per aria.
Abbiamo detto che è certamente il problema minore, ma resta comunque un fatto eloquente della mancata educazione alla disciplina e alla professione Psi che si traduce in un mancato ricorso all'utilizzo di questo servizio da parte della potenziale utenza. Ecco quindi che gli psicologi vanno a fare gli educatori, i segretari e purtroppo a volte anche i ciarlatani e gli stregoni.
Recentemente è balzata fuori l'idea di affiancare al medico di base lo psicologo di base... bello, bene, benissimo... ma siamo sicuri che sia veramente utile finché l'utenza non conosce le modalità e le distinzioni tra le varie professioni Psi?
Se si scuciono le scarpe si va dal calzolaio.
Se si rompe la caldaia si chiama l'idraulico.
Se viene la febbre si va dal dottore.
...e dallo psicologo quand'è che ci si va?
Tranquillo che finché non sai cosa faccia uno psicologo, dallo psicologo non ci vai...
L'impressione è che la psicologia sia come una grande costruzione: da piccola baracca è diventata una bella villa con piscina, ma nel farlo ha dimenticato di aprire le finestre.
giovedì 17 gennaio 2013
Antenne
Tentenni con tutte le antenne
stando attento a non tentare
tutto quello che ti tenta.
Tieniti tutto quanto di tuo
e troverai tanto di quel niente
tanto da temere
di ritrovare tante volte il tutto te
vuoto e tentennante.
Tenta le tue antenne
e torna a farti tentare:
troverai un altro te,
che sia tutto o che sia niente.
giovedì 10 gennaio 2013
Samvise Gamgee "Grazie tante per la considerazione"
Il fallimento di questa folle missione significherebbe la fine della Terra (di Mezzo) per come come i nostri eroi la conoscono, dal momento che se il legittimo proprietario dell'anellino ("Trallaltro") si dovesse impadronire dello stesso, regnerebbe in ogni angolo e porterebbe tenebre e distruzione.
Per una serie di straordinari eventi Sam (il nostro giardiniere, ma già sapevate il suo nome) riesce ad accompagnare Frodo fino alla bocca del suddetto vulcano. Lì Frodo tentenna: non vuole sbarazzarsi dell'anello, perchè ormai ha le travicole o traveggole che dir si voglia. Si mette l'anello al dito e pensa di tornarsene indietro bello bellino come se nulla fosse. (L'espressione di Sam di fronte a quella scena è questa:)
Solo dopo un breve combattimento con Gollum Frodo rinsanisce e riesce nell'intento gettando nel gran calderone del monte Fato l'anello insieme alla simpatica creatura. Evviva evviva!
Si torna a casa dopo aver salvato la Terra (di Mezzo). Frodo è chiaramente riconoscente a Sam per il suo aiuto: sono i personaggi che preferisco, gli sfigati che mettono "anima e core" per una folle causa senza i quali tutti gli eroi di tutte le storie non avrebbero mai combinato nulla.
Senza i vari Sam Dante sarebbe ancora nella selva oscura, Batman sarebbe lo schiavo del pinguino, l'uomo ragno l'avrebbero probabilmente preso nel cast del Signore degli Anelli ecc ecc.
Insomma, tanto è riconoscente Frodo nei confronti di Sam che... decide di andarsene.
Ma ndo cazzo vai? Tutta sta storia per salvare la Terra (di Mezzo) e te che fai? Te ne vai? Dove poi? Nella Terra (da Parte).
Se dietro un grande uomo c'è una grande donna, probabilmente dietro un grande Hobbit c'è un povero sfigato.
lunedì 7 gennaio 2013
Torretta 2013
Capita in Torretta quando ci sono le lauree che all'interno del nostro plesso (se così lo si può chiamare) ci siano persone provenienti da altre realtà, come altre facoltà oppure non necessariamente persone provenienti dal mondo accademico.
Oggi ad esempio, sempre in Torretta durante la discussione di laurea di una mia amica, una ragazza ha notato il passaggio della gatta spelacchiata all'interno dell'aula.
“Ma è un gatto quello?” dice sorpresa.
“Si, è il gatto della facoltà” le risponde qualche studente di psicologia, come se fosse la cosa più normale del mondo. E per noi è veramente la cosa più normale, ma non del mondo in generale, piuttosto del mondo della Torretta.
Rispondiamo fieri e sorridenti a queste domande
d'altronde la gatta ci identifica e ci piace anche... oddio non a tutti eh.
Bagatta, Labessa, comunque la si voglia chiamare è ormai un simbolo della nostra... facoltà? Mmm del nostro Porto di mare? … qualcuno la chiama Casa.
Capita in Torretta che durante una lezione non faccia il proiettore, il microfono e nemmeno il riscaldamento nei mesi più rigidi. Il professore non si incazza nemmeno più, perchè si identifica nel mal funzionamento. Nemmeno gli studenti si incazzo più, alcuni perché hanno la scusa di non seguire e lasciare l'aula, altri perché come il professore si identificano nel microfono, nel proiettore e nel riscaldamento mal funzionante.
Identificarsi in qualcosa che non funziona... Capita SOLO in Torretta.
Capita in Torretta che la gente si colori viso, mani e corpo e dia sfogo alla sua voglia di creatività e che alla fine dei dei conti sia una delle poche occasioni per sentirsi bene, immaturi e buttala via l'immaturità...
essa ha in sé un potenziale enorme, è un punto di partenza, uno start up per qualcosa che spesso o meglio, qualche volta si trasforma in qualcosa di grosso, originale e geniale.
A mio parere ogni genio prima di divenire tale è stato immaturo.
Oddio... anche ogni cretino lo è stato, quindi non è che se si è immaturi si ha la certezza matematica di diventare geni. Anzi
Il trucco forse sta nel mettersi in gioco... e Capita in Torretta che qualcuno lo faccia.
Capita in Torretta che i bagni siano chiusi da una vita, che non ci sia un bar, e che le macchinette nemmeno funzionino a modo. Capita che il solaio cada sotto il peso dell'acqua, che il piazzale si allaghi per il malfunzionamento dei tombini e che nello stesso piazzale si giochi a pallone e si faccia baccano. Perchè il baccano ci identifica... ci piace (anche questo non a tutti...).
Capita in Torretta che arrivi la prima volta una matricola, la numero 4895891
smarrita, impaurita, spaesata e sola.
La matricola va ogni giorno in Torretta e segue i corsi, fa gli esami e si accorge che però il mondo dell'università (nel suo caso il mondo della Torretta) non è poi così perfetto. Dipartimenti, Decreti Legge strani, professori altrettanto strani, strumenti mal funzionanti, prospettive future incerte e insomma... la matricola pensava meglio.
Poi la matricola cresce, conosce altre matricole. Si chiedono il perchè abbiano scelto un posto come la Torretta per preparare il proprio futuro,
“ma chi ce lo ha fatto fare?”
le matricole provano a guardare bene il proprio piccolo mondo, lo osservano (o almeno dovrebbero farlo) e notano che qualcosa in fondo in fondo... fisicamente parlando, si sta muovendo.
C'è chi ha in mano un megafono, chi un microfono e parla di fronte ad un pc, chi colora, chi organizza, chi va su una bici con una ruota sola, chi gioca a pallone, chi litiga, chi stampa volantini, chi chiama a raccolta, chi gira un video e c'è anche chi a volte sta fermo, sempre laggiù, in fondo in fondo, sempre in Torretta.
Capita in Torretta
ma capita raramente
che alcune piccole smarrite, impaurite e deluse matricole vadano laggiù, in fondo in fondo e chiedano a quegli strani tipi, che in verità non sono poi così diversi, cosa stia succedendo.
Capita in Torretta che uno di questi tipi
magari sorpreso della visita delle matricole
risponda loro semplicemente
“Perchè Capita che ad un posto come la Torretta si possa voler bene....”
Il primo lunedì dell'anno
dedicato a tutti coloro che si tuffavano, si tuffano e si tufferanno nelle acque fredde dei lunedì
Ho passato gran parte della mia vita finora a nuotare.
Il nuoto è uno sport che fa bene (dicono i genitori quando ti ci portano da piccolo).
Il nuoto è uno sport noioso (dice chi smette di farlo dopo diversi anni di attività).
Tra le sensazioni più intense che si provano quando ci si va ad allenare è l'attesa di entrare in acqua da asciutti. Spesso succede a chi pratica questo sport di doverlo fare di mattina.
Tipo: ore 9.30 di un qualunque giorno delle vacanze natalizie.Fuori un freddo bestiale. Dentro caldo quanto basta- Sei in costume con le dita dei piedi che stringono il muretto (anch'esso freddo). L'allenatore di turno detta il programma di riscaldamento e vuole che tu entri nel giro di massimo un minuto (altrimenti scattano i "berci", le urla).
Ti metti la cuffia e gli occhialini con una lentezza imbarazzante: fai di tutto per prolungare il tempo che ti separa dal contatto con l'acqua (che è fredda, sempre). Ti riallacci il costume nonostante tu l'abbia già fatto negli spogliatoi. Guardi i tuoi compagni, indecisi quanto te: alcuni fanno finta di riscaldare i muscoli, altri tornano negli spogliatoi perchè hanno (volutamente) lasciato qualcosa in borsa.
Poi arriva il momento in cui non hai più scuse per rimanere lì in piedi come uno stoccafisso. Il minuto sta per passare e sai che a breve scatteranno i "berci". Ondeggi le braccia. Lo hai fatto mille e mille volte, ma sai che sarà il solito salto nel vuoto.
"Se al "tre" non siete entrati il riscaldamento lo fate a farfalla...Uno..."
Ecco i berci. Devi entrare.
"Due.."
Ti rendi conto che prima entri e prima ne uscirai
"Tre..."
Salti e quella frazione di secondo che ti separa dall'acqua strizzi ogni muscolo della faccia per preparare il tuo corpo al peggio.
Il contatto con l'acqua è micidiale. "Aaaaaaaah" inizi a nuotare velocissimo (credo che la vasca più veloce del mio allenamento sia sempre stata la prima). Ogni tuo muscolo teso e ghiacciato. A volte urli sott'acqua, come se servisse a scaldarti, come se tu scappassi! Dal freddo non si scappa.
Nuoti goffamente e fai un sacco di schiuma fino al muretto opposto. Lo tocchi e inizi quasi ad ambientarti.
Di lì in poi il pensiero del freddo passa e giunge quello della fatica che ti aspetta.
Questo è come il primo lunedì dell'anno!
domenica 6 gennaio 2013
Mi serve sempre una Fine
ad Alessandro,
che non sopporta la mia ossessione nel cercare sempre una fine.
Ci son poche cose di cui son sicuro: "Una poltrona per due" alla tv la vigilia di Natale, l'imprevedibilità della mia squadra del cuore, il sorriso strano e fastidioso di mio fratello quando racconto qualcosa di cui a lui frega meno di zero, ovvio, l'amore dei miei genitori, le corse sui libri il giorno prima di ogni esame e infine (appunto) la fine.
Non è solo una sicurezza, è una necessità.
La fine di una lista serve a riprender fiato.
La fine di una stagione serve a vedere qualcosa di diverso fuori.
La fine di un anno serve a fare buoni propositi per quello dopo.
La fine degli esami serve a riposarsi.
La fine di un film serve a pensare se ti è piaciuto veramente.
La fine di un progetto serve a coronare un sogno.
La fine di un concerto serve a riprendersi i pezzi lasciati in pista.
La fine della stagione al Karemaski serve per godersi il suo ritorno.
La fine di una birra serve a chiederne un'altra.
La fine di questo post serve a...
Si chiama "fine" perché ha una finalità.
Mi serve sempre una fine.
Ps. E secondo voi, a cosa serve una fine?
Non è solo una sicurezza, è una necessità.
La fine di una lista serve a riprender fiato.
La fine di una stagione serve a vedere qualcosa di diverso fuori.
La fine di un anno serve a fare buoni propositi per quello dopo.
La fine degli esami serve a riposarsi.
La fine di un film serve a pensare se ti è piaciuto veramente.
La fine di un progetto serve a coronare un sogno.
La fine di un concerto serve a riprendersi i pezzi lasciati in pista.
La fine della stagione al Karemaski serve per godersi il suo ritorno.
La fine di una birra serve a chiederne un'altra.
La fine di questo post serve a...
Si chiama "fine" perché ha una finalità.
Mi serve sempre una fine.
Ps. E secondo voi, a cosa serve una fine?
venerdì 4 gennaio 2013
2012 parole, qualcuna più, qualcuna meno
...forse ho esagerato.
Scrivere un post con le vostre parole mi risulta difficile. Ho paura di sminuirle, di non averne colto il significato di cui sono portatrici, di intenderle in un modo diverso da quello che pensavate voi e mi dispiacerebbe visto che si trattano di parole che descrivono un anno intero.
La word cloud delle vostre parole del 2012 |
E' anche vero però, che molti di voi sono stati belli diretti: le loro parole sono eloquenti e concrete. Insomma, si sa cosa c'è dietro una parola come Operazione o Ginocchio.
Altri ancora non hanno scritto parole che riguardassero loro stessi, ma parole collettive, come Imu, Spread, GanGam, Primarie. Parole da conversazione insomma, molto simili a quelle che Yahoo ha individuato nell'annuale rassegna sulle parole più cercate nel web dell'anno.
Chi ha scelto parole che riguardano il proprio vissuto personale ha usato parole astratte: Cambiamento, Solitudine, Capire, Impulso, Sperare, Scuse. Chissà cosa c'è dietro.
Non è certo questa la sede per spettegolare dietro ogni parola. Anzi, non dovrebbe proprio esserci una sede del genere. Spettegolare su un anno di qualcuno sarebbe un'azione ignobile, quasi da Barbara d'Urso.
La parola di ognuno di noi del 2012 non ha a che fare con il 2012 in sè. Ha a che fare con il nostro Io nel 2012, che potrebbe chiamarsi tranquillamente anche DuemilaCredici o DueMila-e-Shiro. Infatti quelle parole sono essenzialmente nostre. Nostre nel "qui ed ora" (chi mi conosce sa quanto odio questa formula) e siamo noi i primi e gli unici a poter dare la parola che vogliamo ad ogni giorno della nostra esistenza. Se il 2012 mi ha regalato un Collettivo è sopratutto merito mio, così come se mi ha portato una Radio e degli Amici.
Certo, non tutto dipende da noi e lo sappiamo, ma in ogni momento siamo in grado di rendere speciale e preponderante un qualcosa e decidere che quel qualcosa è la parola del giorno, nonostante ci sia qualcos'altro che non dipende da noi che quel giorno ci ha colto di sorpresa e che sulla carta sarebbe la parola del giorno (Periodo contorto: scrivere con parole riguardo le parole non è facile, sopratutto con le parole degli altri). "Sii la tua parola" per dirla alla Morgan Freeman in "Una settimana da Dio".
Prima di essere consapevoli di essere padroni del proprio futuro, si dovrebbe essere consapevoli di essere padroni del proprio presente, ma prima ancora si deve essere consapevoli di essere padroni delle proprie parole del giorno, del mese e dell'anno.
Ogni giorno, ogni mese e ogni anno la parola più rappresentativa può essere il nostro nome:
"che anno Arturo che hai avuto Arturo"
"o grazie Pinco Pallino, anche il tuo anno è stato molto Pinco Pallino. Hai visto Tizio che anno Tizio che ha avuto?"
"Si, ma non hai visto quanto è stato Caio l'anno di Caio".
Insomma, che il vostro 2013 sia sì colmo di belle parole, ma che il vostro 2013 sia sopratutto Virginia, Irene, Luca, Andrea, Camillo, Giulia, Francesca, Viola, Paola, Claudia, Amica di Claudia, Sabrina, Elisa, Elena, Ramona, Martin, Monica, Clod, Marta, Manuela, Non è Francesca e Anonymous...
Ps. La mia parola del mio 2012 è Subliminale...
martedì 1 gennaio 2013
Cosa pensi gli ultimi 10 secondi dell'anno
Il cenone è ormai alle spalle da qualche ora, i calici pieni e l'occhietto brillo. Se sei in casa la tv è sintonizzata sulle reti che accompagnano l'arrivo del nuovo anno, se invece sei fuori quasi certamente ti trovi in piazza in mezzo a tanta gente e sta per partire il countdown (non si sa bene con quale orologio di riferimento).
Ovunque tu ti trovi, con chiunque tu sia e qualunque sia la concentrazione alcolica nel tuo sangue, gli ultimi 10 secondi dell'anno che sta passando risuonano nei cori dei tuoi "cofesteggianti".
Il tempo rallenta. Cosa pensi in quei 10 secondi?
10- "Ok ci siamo; facciamoci scappare un sorriso, anche ebete va bene, così sembra che non ho tutto questo sonno e che sono ubriaco marcio"
9- Ti guardi intorno: "Ok, c'è lui, c'è lei e c'è anche lui e lei. Poi lui che sta con lei e lei che è carina, però non credo sia la persona giusta... Chi cazzo abbraccio per primo?"
8- Capisci che hai paura di non accontentare tutti e non abbraccerai nessuno. "Ok, prendo la bottiglia e sarò quello che la stappa alla fine del conto alla rovescia".
7- La bottiglia l'ha già presa un altro. Panico.
6- "Potrei pensare ad un desiderio da esprimere, nella speranza che si avveri nel nuovo anno".
5- "Soldi? No, sarei troppo veniale. Amore? Lavoro? Sport? Famiglia? Salute?"
4- "Si salute!... Ma no, troppo banale!"
3- "Ma guarda che situazione del cavolo!
2- Un vicino ti urta con il braccio, deconcentrandoti e facendoti perdere un secondo fondamentale. "Ahi, chi è sto qua?"
1- "Desiderio, desiderio, desiderio... Mi è venuta sete!"
AUGURI!
Volano tappi di bottiglia, coriandoli, grida, risate, i primi scoppi nel cielo i primi scocchi di baci nelle guance. A quel punto si avvicina proprio lei, che volevi abbracciare per prima, ma non eri convinto; ti passa un bicchiere riempito di spumante.
"Auguri eh!"
Desiderio esaudito. Per quest'anno li hai finiti.
E voi cosa avete pensato in quei 10 secondi?
E voi cosa avete pensato in quei 10 secondi?
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