giovedì 2 gennaio 2014

L'accademico bacio della morte (della mia creatività)

Pipponi su pipponi, arrivo al 2014.

Nella mia ignoranza, non ho mai letto/sentito alcuna parola di Umberto Galimberti, filosofo e psicoanalista, oltre che docente universitario. Fino ad oggi.
Su "Sentire" c'è una bella intervista fatta a Galimberti, sull'incompatibilità del concetto di "educazione" con l'attuale assetto culturale, normativo e sociale del nostro Paese, e ne consiglio caldamente la lettura (http://www.giornalesentire.it/article/umberto-galimberti-filosofo-societa-crisi-disincanto.html). 
Le righe che seguono rappresentano tutto ciò che esce dal buco nero che la lettura di questo articolo mi ha creato nel cervello. Fortunatamente, la roba esce, non entra. Significa che la lettura è stata stimolante, non invasiva. 

Galimberti critica l'attuale modello scolastico-universitario italiano, contornando tale critica con un analisi del ruolo genitoriale. Ci dice che la corsa al credito d'oro, al bel voto, per ottenere la laurea dall'istituzione e il motorino dai genitori, hanno trasformato i luoghi del sapere in strutture strettamente strumentali, con tutti i lati negativi che questo aggettivo porta con sè: le scuole sono vuote e sono chiuse.  
"A scuola un giovane dovrebbe sentirsi a casa e potersi preparare al futuro: e quindi lezioni ma anche eventi, discussioni, occasioni di confronto, musica, sperimentazioni di autogestione. La scuola dovrebbe essere aperta dalle 8 a mezzanotte se non all'una, allora sì che non servirebbero happy-hour e discoteche".
Senza fraintedere, non c'è niente di male nelle discoteche e negli happy-hour, il problema è che oggi queste si rendono necessarie per colmare tutte quegli spazi che da piccoli riempivamo nei momenti di noia. Si chiama creatività. 

Per Galimberti (e anche per me) la Scuola dev'essere il luogo in cui questa necessità viene soddisfatta, in maniera attiva, laica e condivisa. Oggi, questa necessità viene sublimata da qualcosa di già impacchettato. Ci prendono la noia e la impacchettano con trovate marketing che, bisogna essere sinceri, spesso sono ben congegnate, ma ad un prezzo carissimo. Insieme alla noia, si portano via la tua creatività. 
Se le Scuole, le Università, fossero aperte, anche lontano dai momenti didattici, potremmo andare ad annoiarci tutti lì. Potremmo andare a riflettere, incontrarci, autogestirci proprio lì. 
"Vai a riflettere!" diceva la mamma della mia coinquilina, quando lei da piccola le confessava il suo sentimento di noia. Ovviamente, non era una punizione. Ma forse, oggi ce la meritiamo, una punizione, e dovremmo andare tutti a riflettere a Scuola, lontano dagli orari didattici. In punizione, per aver fatto a meno della noia e della creatività. 

Questo nostro vendere la noia, ha alimentato e fatto proliferare una politica del risparmio su questi spazi. E così si è arrivati a città universitarie che di universitario hanno solo le felpe con scritto "Florence University" nelle bancarelle dei mercatini. Così si è arrivati a città universitarie in cui gli universitari non hanno luoghi per studiare durante i fine settimana e le ore serali, figurarsi per riunirsi, incontrarsi, anche solo per guardarsi negli occhi o farsi una sana pomiciata.

Così si è arrivati a legittimare una chiusura di un plesso qualunque, perchè "è un dato di fatto che dalle 17.00 in poi, dentro la struttura non c'è nessuno". E allora si razionalizza. Un termine che insieme a "meritocrazia" va tanto di moda tra le goverance accademiche italiane, che abusano di un principio per giustificare le scelte al ribasso dei governi delle ultime legislature. 

Si chiude. Si apre il minimo indispensabile, giusto il tempo di prendersi quel benedetto cfu, farsi fare un autografo nel libretto e risparmiare sulle tasse universitarie. Si, perchè chi prende più crediti vince e fa vincere anche il proprio ateneo. E a fine anno, il ministero ti manda insieme al panettone una bella quota premiale.

La Scuola, ma soprattutto l'Università, è diventata un'obliteratrice di libretti. E' solo un servizio, non è un diritto. E allora il fuori corso diventa un vagabondo, quello che finisce in pari invece, è lo studente modello, quello che nella sua università è riuscito a starci il meno possibile, per poi venir parcheggiato in un tirocinio non retribuito. Dicevamo un'obliteratrice, non una casa, come si auspica Galimberti.

Tutto questo, per dire che l'apertura, o chiusura di un luogo, porta con sè conseguenze profonde e radicate. Su chi quel posto dovrebbe abitarlo e su chi in quel luogo ci dovrebbe lavorare. Chiudere un luogo, aprirlo solo per proiettare su un telo le righe di un manuale di cui dovrai rendere conto. Quando avrai reso conto di quel manuale, sarai libero.
Libero di andare a non annoiarti dove ti pare, e Lode. 


A scuola un giovane dovrebbe sentirsi a casa e potersi preparare al futuro: e quindi lezioni ma anche eventi, discussioni, occasioni di confronto, musica, sperimentazioni di autogestione. La scuola dovrebbe essere aperta dalle 8 a mezzanotte se non all'una, allora sì che non servirebbero happy-hour e discoteche. - See more at: http://www.giornalesentire.it/article/umberto-galimberti-filosofo-societa-crisi-disincanto.html#sthash.D4GlbbLf.dpuf
A scuola un giovane dovrebbe sentirsi a casa e potersi preparare al futuro: e quindi lezioni ma anche eventi, discussioni, occasioni di confronto, musica, sperimentazioni di autogestione. La scuola dovrebbe essere aperta dalle 8 a mezzanotte se non all'una, allora sì che non servirebbero happy-hour e discoteche. - See more at: http://www.giornalesentire.it/article/umberto-galimberti-filosofo-societa-crisi-disincanto.html#sthash.D4GlbbLf.dpuf
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A scuola un giovane dovrebbe sentirsi a casa e potersi preparare al futuro: e quindi lezioni ma anche eventi, discussioni, occasioni di confronto, musica, sperimentazioni di autogestione. La scuola dovrebbe essere aperta dalle 8 a mezzanotte se non all'una, allora sì che non servirebbero happy-hour e discoteche. - See more at: http://www.giornalesentire.it/article/umberto-galimberti-filosofo-societa-crisi-disincanto.html#sthash.D4GlbbLf.dpuf